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Milazzo: Viaggio nella ricerca archeoastronomica in Sicilia , relatore Dr. Davide Gori


Verranno presentati dal dott. Davide Gori (vice presidente dell'IAS - Istituto di archeoastronomia siciliana) gli studi effettuati negli ultimi anni in Sicilia, nonché sulla valorizzazione Archeoastronomica del cosiddetto "Scarabeo". l'otto agosto 2020 - ore 22: Catello di Milazzo



L’ARCHEOASTRONOMIA SICILIANA
la Sicilia è il più ricco patrimonio archeoastronomico d’Europa




Nasce in Sicilia nel maggio del 2014 l’IAS, ovvero l’istituto di Archeoastronomia Siciliana. La passione di un gruppo di studiosi siciliani per la natura e la scienza ha dato vita a questo istituto che si propone di valorizzare la Sicilia attraverso la disciplina dell’archeoastronomia. 
Ma che cos’è l’ARCHEOASTRONOMIA? Trattasi di una combinazione di studi astronomici e archeologici; essa rappresenta la conoscenza e la comprensione che gli antichi abitanti della terra avevano dei fenomeni celesti, di come li hanno utilizzati ed interpretati e quale ruolo la “realtà” dei movimenti della volta celeste ha svolto all’ interno delle loro culture.


L’Ias punta quindi sulla valorizzazione e sullo studio di monumenti siciliani e del bacino del Mediterraneo che rappresentano una possibile valenza archeoastronomica. Si propone come finalità lo studio di diverse discipline quali l’astronomia antica, l’archeoastronomia e astronomia culturale ed inoltre si impegna affinché questo tipo di studi venga riconosciuto nel campo della didattica e della ricerca universitaria. Un gruppo di professionisti con formazione diversa ma con lo stesso obiettivo rappresenta il team vincente di questa associazione. dell’IAS è l ‘astronomo e cultore di storia medievale Andrea Orlando;

ideatore ed organizzatore della rassegna culturale “Alla ricerca dell’astronomia perduta” e del Festival Nazionale sull’archeoastronomia “Pietre e Stelle” ed anche ideatore e direttore del sito Archeoastronomia.com. IL geologo Davide Gori è il vicepresidente studioso di archeoastronomia ed in particolare dei rapporti fra strutture megalitiche e geologia dei siti. Responsabile editoriale è l’antropologa Graziella Milazzo docente di storia dell’arte contemporanea all’ accademia di Belle Arti. Quello dello IAS è uno studio particolarmente articolato, frutto di continue ricerche da parte dei fondatori che cercano di valorizzare la storia e i monumenti della nostra terra. Luoghi simbolo di questi studi sono: la Rocca di Cefalù, la Valle dei Templi, il regio osservatorio di Catania, Rocca Pizzicata, Monte San Basilio. L’Ias, orgoglio siciliano, promuove incontri, dibattiti, seminari e la formazione di giovani studiosi. Un lavoro lungo ed intenso dunque che vuole arrivare ad un riconoscimento da parte della didattica e della ricerca universitaria. Ingrediente vincente: le stelle e le pietre nella nostra bella Sicilia!



Andreina La Cava II B Istituto Comprensivo Primo Milazzo Scuola media G



dott. Davide Gori
Laureato in Scienze Geologiche all'Università di Parma (indirizzo geologia marina, tesi sperimentale a titolo "Evoluzione stratigrafico-strutturale della Piattaforma tunisina circostante l'Isola di Lampedusa"). Dopo l'esperienza lavorativa su piattaforme petrolifere offshore, da 10 anni lavora nella Divisione Ambientale dell'Amec Foster Wheeler Italiana.

Appassionato di Archeoastronomia ed in particolare dei rapporti fra strutture megalitiche e geologia dei siti, ha approfondito lo studio della petrofisica, branca della geologia che si occupa dell'analisi delle proprietà fisiche e chimiche delle rocce, ed in particolare la petrofisica dei campi elettromagnetici con un focus sulle emissioni energetiche che avvengono durante una deformazione duttile (piega) ed una fragile (faglia).

Da ottobre 2014 è stato incaricato dal Comune di Caronia (ME) per lo studio dei fenomeni incendiari che negli ultimi 10 anni sono avvenuti nella frazione di Canneto.

Nella stessa serata verrà inaugurata la sala di archeoastronomia all'interno del Mastio - Castello di Milazzo





Altro che Stonehenge, la Sicilia e il più ricco patrimonio archeoastronomico d’Europa






Su un'anonima roccia siciliana detta "U Campanaro" (il campanaro), da qualche parte sul monte Arcivocalotto (nelle campagne di San Giuseppe Jato e San Cipirello, in provincia di Palermo), per circa 5.000 anni, ogni 21 di dicembre, il primo raggio di sole del mattino si è infilato silenzioso e precisissimo in un foro appositamente scavato senza che nessuno, neanche i mafiosi locali (di solito attentissimi a ciò che succede sul "loro" territorio), se ne fosse mai accorto.

Chissà per quanti altri secoli il fenomeno sarebbe stato invisibile se una scoperta del prof. Ferdinando Maurici, uno dei più prolifici archeologi siciliani degli ultimi 50 anni, di Alberto Scuderi, vicepresidente nazionale dei "Gruppi Archeologici d'Italia", e del prof.

Vito Polcaro dell'Istituto Nazionale di AstroFisica, non avesse dimostrato che non si trattava di un semplice foro naturale in una roccia, ma di opera dell'uomo. Un foro appositamente orientato mirando il punto in cui il sole sorge all'orizzonte nel giorno del solstizio d'inverno (21 dicembre).

Quando, circa nel 3000 a.C., le mani dei nostri antenati scavarono quel foro, l'Italia era molto più verde: non c'erano né macchine, né smartwatch. Non c'erano neanche gli orologi: né i Rolex regalati ai politici, né quelli da taschino. Oltre a non esserci il calendario, né quello del Frate Indovino, né quello Pirelli, non c'era neanche la numerazione degli anni come la conosciamo (ovvero organizzata con il prima e il dopo Cristo).

C'era, questo è certo, lo scorrere del tempo. I nostri antenati lo misuravano, lo rispettavano e lo celebravano osservando il sole e le stelle. In questo modo si dettavano i tempi delle attività pratiche (come la semina e il raccolto) e di quelle liturgiche e sociali (feste).

Dopo la sensazionale scoperta del primo calendario astronomico in Sicilia, quello del monte Arcivocalotto, molte rocce forate, presenti nelle campagne siciliane, si sono rivelate per quello che sono: un patrimonio archeoastonomico senza eguali in Europa.
Alberto ScuderiArcivocalotto (San Cipirello, PA), Alba al solstizio d'inverno (foto cortesia di Alberto Scuderi).


La lista dei siti di assoluto interesse archeoastronomico è parecchio nutrita: Cozzo Perciata, con i resti di un calendario solare oggi crollato e Rocca Busambra, con un masso con foro passante orientato al tramonto del solstizio d'inverno (21 dicembre), la cui datazione resta incerta. E poi Grotta del Lampo, nel piccolo comune di Pietraperzia (En), dove Liborio Centonze ha identificato una roccia con un foro passante tramite cui è possibile osservare sia l'alba del solstizio d'estate e sia il tramonto al solstizio d'inverno (orientamento 60°-240).
Liborio CentonzeGrotta del lampo, (Pietraperzia, EN), alba del solstizio d'estate (foto cortesia di Liborio Centonze).


E ancora, Cozzo Olivo a Gela (CL) dove è stata identificata nelle vicinanze di un sito dell'Eneolitico-Bronzo Antico un'altra roccia forata con orientamento all'alba del solstizio d'inverno. Santa Maria di Licodia, dove in una tomba è stato probabilmente identificato un orientamento esatto di 120°-300° e cioé verso l'alba nel giorno del solstizio d'inverno e verso il tramonto al solstizio d'estate.

Monte Taja, a Caltabellotta (AG), con il suo complesso archeoastronomico tra i più completi del mondo, e infine a Custonaci (TP), probabilmente la scoperta più sensazionale: non una semplice roccia forata, ma un impressionante monolite a figura zoomorfa (probabilmente un cavallo) tra le cui zampe il sole tramonta nel giorno del solstizio d'inverno (21 dicembre).
Ferdinando MauriciCustonaci (TP), tramonto al solstizio d'inverno (foto cortesia di Ferdinando Maurici).


Nella scelta dei siti e delle rocce da scavare, i nostri antenati furono capaci di calcolare sia l'azimut delle albe e/o dei tramonti solstiziali, ma anche l'altezza sull'orizzonte geografico. Tenendo in considerazione la combinazione di questi due orientamenti, e tenendo in considerazione il numero di rocce forate rinvenute, la possibilità che si tratti di eventi casuali (o rocce naturali) sono più basse di una vittoria al Superenalotto.

Questi siti costituiscono un patrimonio archeologico spettacolare, unico ed estremamente articolato, che testimonia come nel periodo compreso tra 3500 e il 1600 a.C. i calendari astronomici fossero diffusi a macchia d'olio in tutta la Sicilia. Si tratta di monumenti archeologici invisibili a occhi poco esperti e non stupisce che pur essendo stati per 5000 anni sotto il nostro naso ce ne siamo accorti solo oggi.

L'archeoastronomia, proprio per il fatto di interessarsi di pietre e stelle, ha tradizionalmente attratto gli interessi di tanti archeoastronomi improvvisati, cartomanti e astrologi, che però non hanno nulla a che fare con il rigore scientifico dell'archeologia.

Proprio perché le nostre conoscenze in questo campo sono solo all'inizio, solo grazie a un rigoroso studio scientifico di queste strutture potremo comprendere meglio la cultura (includendo il mondo simbolico) dei nostri antenati dell'età del bronzo. Mi auguro pertanto che le ricerche scientifiche appena iniziate possano proseguire con il sostegno delle amministrazioni locali. Infine, se vi capitasse di trovarvi in Sicilia nei giorni dei solstizi, sappiate che vedere il sole sorgere o tramontare in una di queste rocce forate è di una bellezza, scusate il gioco di parole, accecante.


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