Amministratve Milazzo 2020: i motori si stanno scaldando in vista delle prossime elezioni amministrative, rievocare un po' di storia politica locale non fa perciò male
Filippo Russo
I motori si stanno scaldando in vista delle prossime elezioni amministrative. Rievocare un po' di storia politica locale non fa perciò male. L'appuntamento elettorale dell'autunno 1993 ha rappresentato, da allora, un punto di riferimento ineludibile per gli elettori milazzesi smaniosi di muoversi al di fuori delle logiche partitiche. Un'esperienza di breve durata, quella del 1993, incandescente e irripetibile, interpretata con sovrabbondanza di luoghi comuni sedimentatisi nell'immaginario collettivo. Una lettura più analitica è possibile solo attraverso una serie di contributi giornalistici succedutisi nel corso degli anni. Il primo articolo proposto, a firma del sottoscritto, è apparso sulle pagine de "La Voce di Milazzo", giugno- luglio 1995
SE LE PAROLE SONO PIETRE
Non ho votato Carmelo Pino perché le nostre coordinate politiche, al momento, non coincidono, ma a Carmelo riconosco una non compromissione con il passato e un senso etico, che, anche in quest’esperienza nata secondo una logica partitica, dovrà avere un filo di continuità con quella stagione di rinnovamento sbocciata nell’estate del ‘93. La città, più che di grandi opere, ha bisogno, in questa fase, di attivare condizioni decenti di vivibilità e di legalità. Il Sindaco, appena eletto, non ha fatto proclami: ha detto che s’impegnerà per risolvere le emergenze quotidiane e promuovere decoro. Condivido e apprezzo. Nella misura in cui l’impulso etico che l’ha sempre sostenuto gli avrà assicurato quell’autonomia propositiva che un’operazione politica come quella costruita potrebbe insidiare, anche la via della legalità sarà tracciata. Il giogo è duro e non leggero il carico, ma anche quella di Carmelo è una scommessa. Auguri!
*****
Al ballottaggio ho votato Andrea Greco. Seduto sulla riva del fiume, ho visto scorrere le acque, e ora che le cose sono più chiare avrei alcune considerazioni da fare, non per vendetta, ma per offrire spunti di riflessione a chi, nella sinistra milazzese, non ha voluto o non ha saputo o ha fatto finta di non capire.
1) L’elezione del Sindaco, con la legge siciliana, imperfetta e da correggere al più presto, mette in evidenza pregi e rischi del sistema maggioritario. Il rapporto sei a cinque significa successo totale, cinque a sei sconfitta netta. Tutto o nulla.
Per vincere, occorrono organizzazione, bontà di programma, coinvolgimento di schieramenti e, soprattutto, il candidato che dia al progetto immagine e credibilità, in grado di abbassare il livello del serbatoio elettorale degli antagonisti e di arrivare dove tutte le forze messe assieme non possono più arrivare. La moltiplicazione dei pani non esiste. Il 21 novembre 1993 fu, in tal senso, una data esemplare. La lista “Per Cambiare” ottenne 2635 voti, il Pds 1316 (Tot. 3951); il candidato a sindaco espresso dallo schieramento progressista, 6199 voti. Ogni forza aveva dato il suo contributo, ma il colpo d’ala era stato di uno solo. A chi volle leggere il risultato in modo diverso, i conti, nel maggio scorso, non sono tornati. Se qualcuno avesse un sussulto di autocritica, dovrebbe trarne le conseguenze.
2) Il Pds era scontento della passata Amministrazione. Si sentiva penalizzato perché, nonostante il suo contributo di voti, non aveva avuto l’assessorato. Nulla da eccepire sulla cifra, ma mai che sia stato ricordato il percorso preelettorale: come si arrivò all’apparentamento?
I motori si stanno scaldando in vista delle prossime elezioni amministrative. Rievocare un po' di storia politica locale non fa perciò male. L'appuntamento elettorale dell'autunno 1993 ha rappresentato, da allora, un punto di riferimento ineludibile per gli elettori milazzesi smaniosi di muoversi al di fuori delle logiche partitiche. Un'esperienza di breve durata, quella del 1993, incandescente e irripetibile, interpretata con sovrabbondanza di luoghi comuni sedimentatisi nell'immaginario collettivo. Una lettura più analitica è possibile solo attraverso una serie di contributi giornalistici succedutisi nel corso degli anni. Il primo articolo proposto, a firma del sottoscritto, è apparso sulle pagine de "La Voce di Milazzo", giugno- luglio 1995
SE LE PAROLE SONO PIETRE
Non ho votato Carmelo Pino perché le nostre coordinate politiche, al momento, non coincidono, ma a Carmelo riconosco una non compromissione con il passato e un senso etico, che, anche in quest’esperienza nata secondo una logica partitica, dovrà avere un filo di continuità con quella stagione di rinnovamento sbocciata nell’estate del ‘93. La città, più che di grandi opere, ha bisogno, in questa fase, di attivare condizioni decenti di vivibilità e di legalità. Il Sindaco, appena eletto, non ha fatto proclami: ha detto che s’impegnerà per risolvere le emergenze quotidiane e promuovere decoro. Condivido e apprezzo. Nella misura in cui l’impulso etico che l’ha sempre sostenuto gli avrà assicurato quell’autonomia propositiva che un’operazione politica come quella costruita potrebbe insidiare, anche la via della legalità sarà tracciata. Il giogo è duro e non leggero il carico, ma anche quella di Carmelo è una scommessa. Auguri!
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Al ballottaggio ho votato Andrea Greco. Seduto sulla riva del fiume, ho visto scorrere le acque, e ora che le cose sono più chiare avrei alcune considerazioni da fare, non per vendetta, ma per offrire spunti di riflessione a chi, nella sinistra milazzese, non ha voluto o non ha saputo o ha fatto finta di non capire.
1) L’elezione del Sindaco, con la legge siciliana, imperfetta e da correggere al più presto, mette in evidenza pregi e rischi del sistema maggioritario. Il rapporto sei a cinque significa successo totale, cinque a sei sconfitta netta. Tutto o nulla.
Per vincere, occorrono organizzazione, bontà di programma, coinvolgimento di schieramenti e, soprattutto, il candidato che dia al progetto immagine e credibilità, in grado di abbassare il livello del serbatoio elettorale degli antagonisti e di arrivare dove tutte le forze messe assieme non possono più arrivare. La moltiplicazione dei pani non esiste. Il 21 novembre 1993 fu, in tal senso, una data esemplare. La lista “Per Cambiare” ottenne 2635 voti, il Pds 1316 (Tot. 3951); il candidato a sindaco espresso dallo schieramento progressista, 6199 voti. Ogni forza aveva dato il suo contributo, ma il colpo d’ala era stato di uno solo. A chi volle leggere il risultato in modo diverso, i conti, nel maggio scorso, non sono tornati. Se qualcuno avesse un sussulto di autocritica, dovrebbe trarne le conseguenze.
2) Il Pds era scontento della passata Amministrazione. Si sentiva penalizzato perché, nonostante il suo contributo di voti, non aveva avuto l’assessorato. Nulla da eccepire sulla cifra, ma mai che sia stato ricordato il percorso preelettorale: come si arrivò all’apparentamento?
Quale fu l’impegno del partito nella raccolta delle firme? Come avvenne la consegna della lista dei nomi da inserire nella rosa?
Nelle ultime elezioni, la presenza del Pds nella compagine del candidato progressista è stata consistente, c’era persino il vicesindaco. Il responso popolare ha vanificato le speranze: il tutto è diventato nulla. Per il Pds, dopo la sconfitta, è giunto il tempo di riconsiderare con equilibrio tutto il recente passato.
3) Qualcuno ha giocato a stracciare gli uomini. Ha giocato forte, ha giocato pesante. La sapienza del cuore, per chi scrive, è anche in politica un faro e un discrimine. E le parole sono pietre.
Nelle ultime elezioni, la presenza del Pds nella compagine del candidato progressista è stata consistente, c’era persino il vicesindaco. Il responso popolare ha vanificato le speranze: il tutto è diventato nulla. Per il Pds, dopo la sconfitta, è giunto il tempo di riconsiderare con equilibrio tutto il recente passato.
3) Qualcuno ha giocato a stracciare gli uomini. Ha giocato forte, ha giocato pesante. La sapienza del cuore, per chi scrive, è anche in politica un faro e un discrimine. E le parole sono pietre.
Tanto più pesanti, se provengono da vicino. LA POLITICA CHE NON RISPETTA LA VERITA' E L'UOMO E' SENZA SPERANZA, E QUINDI SENZA PROSPETTIVE.
4) La stampa ha dato prova di insufficienza, nella quasi totalità, sia quella quotidiana che settimanale. È stata cassa di risonanza di interrogazioni consiliari, ha fatto incetta di imprecisioni e di chiacchiere di piazza. A quella di sinistra, che ha seguito con taglio critico quell’esperienza, com’era suo diritto fare, vorrei sottoporre alla riflessione questo passo incontrato nel libro di Angelo Guglielmi, “Trent’anni di intolleranza (mia)”, e ricavato da un articolo di Corrado Augias apparso sull’Unità del 24 aprile 1994: <<… i valori della TV di destra erano una povera cosa, però d’immensa efficacia popolare. La risposta della TV di sinistra è stata, dal punto di vista propositivo, uguale a zero…Con felice sintesi Oreste Del Buono ha riassunto questo fallimento, figlio del narcisismo, nella formula: i giovani hanno riso a sinistra, ma poi hanno votato a destra>>.
In occasione di un incontro pubblico al Paladiana, organizzato da Cittadomani per l’anniversario della morte di Giovanni Falcone, presenti padre Ennio Pintacuda e il magistrato Olindo Canali, avevo effettuato un intervento nel quale sottolineavo le difficoltà in cui erano costrette a muoversi le nuove amministrazioni, tallonate dall’autorità giudiziaria. Mi ero accorto, infatti, che in una realtà fortemente compromessa, l’insidia poteva nascondersi ovunque. Quelle parole, ovviamente, caddero nel vuoto, perciò mi ha fatto piacere leggere sul quotidiano “la Repubblica” del 20 giugno scorso il seguente pensiero del sindaco di Napoli, Antonio Bassolino: <<Quando esistono illeciti si indaghi, ci mancherebbe. Però bisogna fissare bene i confini tra diritto penale e diritto amministrativo. Bisogna evitare che proprio gli amministratori che accettano ruoli delicati con una magra retribuzione, alla fine dicano: ma chi me lo fa fare?>>.
Per chi ne ha voglia, a sinistra, la materia di discussione e di confronto proprio non manca.
4) La stampa ha dato prova di insufficienza, nella quasi totalità, sia quella quotidiana che settimanale. È stata cassa di risonanza di interrogazioni consiliari, ha fatto incetta di imprecisioni e di chiacchiere di piazza. A quella di sinistra, che ha seguito con taglio critico quell’esperienza, com’era suo diritto fare, vorrei sottoporre alla riflessione questo passo incontrato nel libro di Angelo Guglielmi, “Trent’anni di intolleranza (mia)”, e ricavato da un articolo di Corrado Augias apparso sull’Unità del 24 aprile 1994: <<… i valori della TV di destra erano una povera cosa, però d’immensa efficacia popolare. La risposta della TV di sinistra è stata, dal punto di vista propositivo, uguale a zero…Con felice sintesi Oreste Del Buono ha riassunto questo fallimento, figlio del narcisismo, nella formula: i giovani hanno riso a sinistra, ma poi hanno votato a destra>>.
In occasione di un incontro pubblico al Paladiana, organizzato da Cittadomani per l’anniversario della morte di Giovanni Falcone, presenti padre Ennio Pintacuda e il magistrato Olindo Canali, avevo effettuato un intervento nel quale sottolineavo le difficoltà in cui erano costrette a muoversi le nuove amministrazioni, tallonate dall’autorità giudiziaria. Mi ero accorto, infatti, che in una realtà fortemente compromessa, l’insidia poteva nascondersi ovunque. Quelle parole, ovviamente, caddero nel vuoto, perciò mi ha fatto piacere leggere sul quotidiano “la Repubblica” del 20 giugno scorso il seguente pensiero del sindaco di Napoli, Antonio Bassolino: <<Quando esistono illeciti si indaghi, ci mancherebbe. Però bisogna fissare bene i confini tra diritto penale e diritto amministrativo. Bisogna evitare che proprio gli amministratori che accettano ruoli delicati con una magra retribuzione, alla fine dicano: ma chi me lo fa fare?>>.
Per chi ne ha voglia, a sinistra, la materia di discussione e di confronto proprio non manca.
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