Ciccio Maisano, «Ciccio da rùtta», è un uomo di mare, un «vaccariddòto doc». Ha esercitato l'attività di pescatore per lungo tempo insieme al padre Pasquale ed al fratello Nino («'u Negus»), praticando - a bordo della barca paterna, costruita nel cantiere milazzese dei F.lli Providenti - tutti i "mestèri", dalle lacciàre alle battùglie, dalle làmpe agli sbiabacùni, senza tralasciare raustìne, ragni ed altri tipi di stràscini (pesca a strascico).
Anche lui, come il fratello, è un uomo pieno di ricordi. Quelli della madre, che col "mòrulu" costruiva reti da pesca per il marito. E quelli dei suoceri Francesco D'Amico -- tonnaroto in servizio presso la Tonnara del Tono -- e Stefana Ullo, nata al Tono ed impiegata nello stabilimento annesso alla tonnara, dove insieme ad altre donne costruiva le reti calate per catturare i tonni.
Ma c'è un ricordo che ama raccontare più degli altri, quello che ha dato origine al suo soprannome. Nacque infatti il 6 agosto 1943 all'interno della Grotta dell'Oro, lungo le coste di levante di Capo Milazzo. «Allora si registravano pesanti attacchi aerei da parte degli anglo-americani e ben 500 Milazzesi, sfollati per sfuggire agli orrori dei bombardamenti, dimoravano in questa grotta del Promontorio, dove la spiaggetta era di gran lunga più larga rispetto a quella odierna. Quando nacqui non c'erano né il medico né la "mammìna", ruolo quest'ultimo che venne improvvisato da una vecchietta che si trovava con la mia famiglia. La mamma partorì in uno spazio riservato ricavato stendendo delle lenzuola tutt'attorno. Nacqui come Gesù, con mezzi di fortuna: per i lavaggi i miei genitori riscaldavano l'acqua di mare
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