Passa ai contenuti principali

Amministrative Milazzo: Movimento Cattolico Liberale - LIberi e Forti" aderiscono al progetto di Lorenzo Italiano.


CRESCE L'ENTUSIASMO.

L'associazione "Sole che nasce" e il "Movimento Cattolico Liberale - LIberi e Forti" aderiscono al progetto di Lorenzo Italiano.

Alla coalizione a sostengno del candidato sindaco Lorenzo Italiano con la formazione della quarta lista, dopo "Amiamo Milazzo" "Italiano Sindaco" e "Noi Milazzesi" si aggiunge una nuova "perla" arriva la lista "Liberi e Forti" a rafforzare il progetto civico 100% Milazzese.
L'impegno di - Liberi e Forti - nella coalizione dell'ex sindaco Lorenzo Italiano, candidato per le amministrtive 2020, riveste un alto  valore storico,  morale e politico 

La nuova generazione di «liberi e forti» –   tradizionalmente associato  ad una citazione  di don Luigi Sturzo, fu redatto il 18 gennaio 1919 da una Commissione provvisoria, di cui il sacerdote siciliano era segretario politico, nel percorso che condusse alla fondazione del Partito popolare italiano. Sebbene sia conosciuto spesso solo per brani, grazie a citazioni e richiami successivi,  questo testo ha segnato profondamente la storia politica italiana del Novecento

l’Appello, è un richiamo ai cattolici in politica e   alla dottrina sociale  della Chiesa italiana - una storia importante anche per la particolare sensibilità per l’aspetto politico dell’evangelizzazione […]. Adesso  è venuto il momento di interrogarci se siamo davvero eredi di quella nobile tradizione o se ci limitiamo soltanto a custodirla,

Per sfuggire a questo rischio, occorre ripartire proprio dalla consapevolezza della distanza temporale che ci separa dal passato
Nel caso dell’Appello, questo significa prendere atto che non dà indicazioni da seguire alla lettera nel nostro presente: troppe situazioni sono cambiate ; troppe parole hanno mutato di significato o sono cambiate le risonanze che suscitano: alcune, ad esempio, sono state arricchite da cent’anni di ricerca e dibattito ); troppi sono i problemi che nemmeno esistevano o erano ignorati, come il degrado ambientale o i mutamenti climatici, o che hanno cambiato radicalmente di segno: l’Italia, oggi meta di flussi migratori, era un secolo fa terra di emigrazione di massa. Cercare nelle parole del passato istruzioni per i problemi del presente espone a rischiosi cortocircuiti.
Prenderne consapevolezza consente di mettere a fuoco che la potenza di un testo come l’Appello ai liberi e forti non risiede nelle soluzioni, ma nel continuare a rappresentare una fonte di ispirazione per le modalità con cui si approcciano i problemi nuovi e quelli che nel tempo si sono modificati ma non sono stati risolti, come la questione meridionale o la parità di genere, che, pur in forme diverse da quelle del 1919, continuiamo a trovare sulla nostra agenda politica. In questa linea, nelle pagine che seguono proporremo alcuni spunti che possano illuminare la perdurante fecondità di quel testo, cioè la ragione per cui, a cent’anni di distanza, vale la pena tornare a leggerlo.

Una carica dinamizzante

Dell’Appello colpisce innanzi tutto la brevità: in due sole pagine riesce ad articolare in modo coerente uno sfondo valoriale preciso, una visione antropologica e politica di riferimento, una lettura della società e dei suoi problemi che conduce a identificare misure pratiche da inserire in un programma politico. Colpisce ancora di più se lo si colloca nel suo contesto storico, ben precedente alle riflessioni del Concilio sulla coscienza, sulla libertà religiosa o sulla legittima autonomia delle realtà temporali e quindi sulla laicità; e in una fase in cui il magistero sociale della Chiesa consisteva di un’unica enciclica, la Rerum novarum. Partendo da una serie di intuizioni che la riflessione impiegherà decenni a elaborare, quali i principi della dottrina sociale (dignità della persona, bene comune, sussidiarietà, solidarietà), l’Appello connette piani diversi: è questa capacità che oggi deve risultare di stimolo, ben più degli specifici contenuti.
Si nota poi la sua potenza espressiva: il testo interpella i lettori, parla insieme alla testa e al cuore, così da mobilitare le energie della persona e di tutte le persone. Non è una operazione di élite, in quanto sa cogliere in modo autentico l’anima popolare: non trascura chi è ai margini e soprattutto non esacerba le tensioni, ma si pone nella logica di una mediazione capace di risolvere i conflitti sociali di cui ha piena consapevolezza. È proprio questa attenzione a costruire ponti e tessere relazioni che gli conferisce autorevolezza. Convince perché sa entrare in contatto, non si impone come fa invece la propaganda. Da questo punto di vista si differenzia radicalmente da molte altre proposte, anche dei giorni nostri, che in modi diversi si richiamano a una ispirazione popolare, ma per marcare differenze identitarie, frammentando la società anziché unirla in un soggetto collettivo.
Infine, l’Appello ai liberi e forti ci permette di cogliere il contributo che la fede cristiana può dare alla politica e alla società. Si vede all’opera la creatività che la caratterizza quando non viene ridotta a ripetizione di formule e dottrine, o utilizzata come base di privilegi o di una pretesa di potere. Così il testo interpella tutti, aldilà di confini e appartenenze; sarebbe un tradimento utilizzarlo come bandiera della presenza organizzata di gruppi di cattolici in politica.
Rileggere l’Appello può così rivelarsi particolarmente fecondo oggi, in un tempo in cui – lo possiamo testimoniare da quell’osservatorio particolare che Aggiornamenti Sociali da 70 anni rappresenta  – sono molti i tentativi di riarticolare una proposta politica convincente e capace di suscitare un diffuso impegno politico democratico, sostenibile, partecipato. Anche il nostro è un tempo di chiamate, di convocazioni e di appelli, che si devono misurare con un contesto di ripiegamento identitario a livelli diversi: nei confronti dell’altro e del diverso (i migranti sono l’esempio più evidente), del futuro (la scarsa attenzione per la sostenibilità), così come dell’Europa e del resto del mondo (il tema dei sovranismi). Ne scaturisce una politica che anziché cercare mediazioni e progetti condivisi, esaspera le contrapposizioni, alimentando la lotta dei penultimi contro gli ultimi. Non basta essere contro tutto questo, occorrono soggetti politici “liberi e forti” che elaborino proposte per qualcosa che risulti chiaramente alternativo e capace di coagulare il consenso dei molti che non si riconoscono nella retorica politica oggi dominante. Del resto anche l’Appello si presentava come alternativo alle proposte muscolari (di destra e di sinistra) in circolazione ai suoi tempi.
Oggi come nel 1919 libertà è un termine magnetico, capace di toccare le corde più profonde dell’essere umano e risvegliarne le aspirazioni e i desideri più intensi. Oggi come allora circolano però accezioni molto diverse di libertà, e la storia ci ha mostrato come queste differenze abbiano precise conseguenze quando si prova a tradurre l’aspirazione alla libertà in istituzioni e strutture sociali. La libertà dell’individualismo liberale non è quella del personalismo solidale, e così via. L’autodeterminazione è certamente un elemento fondamentale di ogni concezione di libertà, ma oggi si tende spesso ad assolutizzarlo. “Padroni a casa propria” è lo slogan che sembra condensare la concezione prevalente di libertà, a tutti i livelli, distogliendo l’attenzione alla sua altrettanto costitutiva dimensione relazionale.
L’Appello è sensibile all’importanza dell’autodeterminazione, dei singoli così come dei gruppi sociali e dei popoli – era un cardine del programma wilsoniano espressamente richiamato –, ma ciò che innanzi tutto qualifica i “liberi” a cui si rivolge è il senso del «dovere di cooperare» e la capacità di agire «senza pregiudizi né preconcetti». Quest’ultima espressione è spesso stata intesa con riferimento alla disponibilità, a prescindere dall’appartenenza confessionale: è del tutto chiaro, infatti, che l’Appello non si rivolge ai soli cattolici. Rileggendole oggi, ci rendiamo conto che quelle parole hanno un significato più ampio: fanno appello alla capacità di collaborare per il bene comune superando tutte le appartenenze, non solo quelle confessionali, ma anche quelle ideologiche, culturali, sociali, economiche, compresi quindi gli interessi di parte e il tornaconto individuale o di gruppo. Tutte le appartenenze portano con sé il pericolo dell’autoreferenzialità, della trasformazione in casta, rischiano di smarrire la propria parzialità pretendendo di diventare il tutto. In questo senso, libertà è anche un limite verso se stessi, un argine alla pretesa di assolutizzare la propria posizione e quella della propria parte.
Il primo frutto di questa libertà è la promozione dell’uguaglianza in maniera concreta, o almeno dell’equità in termini di opportunità. Ne è prova tangibile l’insistenza con cui l’Appello ribadisce la necessità di «congiungere il giusto senso dei diritti e degl’interessi nazionali con un sano internazionalismo», facendone anzi un indicatore di libertà morale. Questo non vale ovviamente solo sul piano dei rapporti internazionali, su cui torneremo: la tutela delle legittime aspirazioni alla libertà di ciascuno non può legittimare nessuna pretesa di “passare per primo” o di avere più diritti degli altri. La libertà, se non è disponibile a tutti, è oppressione degli uni sugli altri e odioso privilegio. Di questo, e non di autentica libertà, godevano gli aristocratici libertini dell’Ancien Régime, a scapito di una moltitudine di oppressi. È questo «il vero senso di libertà», che richiede di aprire spazi di autonomia per tutti, a prescindere da ogni identità e appartenenza, in quegli ambiti che l’Appello stesso elenca con grande chiarezza: libertà religiosa, libertà d’insegnamento, libertà sindacale e associativa (le «organizzazioni di classe»), libertà di partecipazione politica ai diversi livelli (la «libertà comunale e locale»).
Rileggendo l’Appello, tocchiamo con mano che ancora oggi la libertà non è un’etichetta vuota e che un buon criterio per discriminare le tante proposte politiche in circolazione può essere proprio la nozione di libertà su cui si fondano, e la disponibilità a concedere opportunità a tutti, e non solo a reclamare i diritti della propria parte.

Forza e potere

Il vero senso di libertà diventa anche un criterio per l’esercizio dell’autorità e del potere, a cui legittimamente ogni partito (anche il Partito popolare italiano che nasce con l’Appello) aspira.
I “liberi e forti” sanno riconoscere i propri limiti e aprire spazi perché i singoli e i gruppi – tutti, nessuno escluso – possano crescere grazie a una progressiva assunzione di responsabilità nella costruzione del bene comune. L’autorità così concepita non coincide col potere. Il potere può prescindere dal consenso o cercare di carpirlo; il potere si presta a essere abusato, seduce ed è sedotto. L’autorità è relazionale: non può agire se non è riconosciuta. Per questo i “liberi” hanno bisogno di essere “forti”, per usare il potere come forma per esercitare l’autorità.
L’aggettivo “forti” merita una riflessione specifica, in quanto rimanda sia alla forza e al suo uso, sia alla fortezza, intesa come la virtù che assicura fermezza e costanza nella ricerca del bene. Senza fortezza, l’uso della forza perde ogni riferimento etico e si trasforma in arbitrio e prepotenza. Proprio come la libertà, anche la forza ha bisogno innanzi tutto di un’istanza di autolimitazione. L’Appello ne è ben consapevole, tanto che invoca istituzioni internazionali “forti”, cioè capaci di resistere alle «tendenze sopraffattrici dei [popoli] forti» nei confronti dei «popoli deboli». Questa dinamica non interessa solo i rapporti tra i popoli, ma anche quelle tra i gruppi sociali e persino tra gli individui.
Dalla nozione di forza dipendono le modalità dell’agire politico. È una concezione mutilata della politica quella che si basa sulla rivendicazione dei diritti e sulla conquista del potere, ma dimentica l’esercizio di un’autentica mediazione sociale, scivolando su un piano inclinato in fondo al quale non può trovarsi altro che la violenza distruttiva di chi non ha altri modi per farsi ascoltare. Ce lo mostrano in modo eclatante le proteste dei “gilets jaunes” che stanno incendiando la Francia, e tante altre situazioni analoghe. Solo la libertà nel modo di esercitare il potere consente di aprire spazi di partecipazione democratica e di mediazione tra i diversi attori sociali. Altrimenti, come abbiamo imparato, le forme della democrazia si svuotano e si trasformano in un ginepraio di procedure, dentro cui crescono i privilegi di una minoranza, l’irresponsabilità della classe dirigente, il senso d’impotenza dei più e l’oblio dei deboli. E, inevitabilmente, il fascino per le “soluzioni di forza”.

La Nuova Frontiera dei Liberi e Forti – 

E' impegnarsi per una città nuova, bella e capace di esprimere in modo degno il ruolo e la posizione che la storia le ha assegnato”. Alle forze politiche, l’appello a “esprimere, per le prossime amministrative, candidati al Consiglio comunale e alla poltrona di sindaco altamente qualificati, affinché Milazzo  possa fregiarsi di amministratori pubblici che siano determinanti nella costruzione del benessere dei cittadini, dello sviluppo economico e sociale della città e della presentabilità della politica cittadina”.

Fonte web



Commenti

Post popolari in questo blog

Grande successo per l’XI Premio Nazionale di Poesia TARC 2023

Una straordinaria serata, in occasione dell’XI Premio Nazionale di Poesia TARC 2023, si è svolta, il 29 Settembre 2023, al Main Palace Hotel di Roccalumera. Nella Sala Conferenze dell’hotel, gentilmente concessa dalla proprietaria, sig.ra Santina Missorici, affollata di gente amante della cultura, vari poeti provenienti da ogni parte della Sicilia, ma anche dalle regioni calabra e campana, sono stati premiati da un’attenta Giuria, che ha operato con trasparenza un’obiettiva selezione dei testi poetici, quest’anno particolarmente pregevoli. La serata è stata condotta felicemente dalla Presidente della TARC, prof.ssa Melina Scarcella che, visibilmente emozionata, ha dedicato il Premio alla dott.ssa Rosaria Aurora Conti, recentemente scomparsa. La manifestazione, molto applaudita, ha registrato anche momenti di distensione e di brio grazie al co-conduttore al fianco della Scarcella, Natale Munaò, valido artista messinese e veterano presentatore di spettacoli di una certa rilevanza nel Me

Milazzo : presentata, con successo, la commedia "LA SALA D'ATTESA "di Stefania De Ruvo a cura del Teatro Libero

LA SALA D'ATTESA di Stefania De Ruvo  Associazione Astrea -Amici delle Donne" Milazzo L'Associazione Astrea "Amici delle donne ", in occasione del 7° anniversario della fondazione e in un momento così doloroso per tutti, con la rappresentazione teatrale LA SALA D'ATTESA di Stefania De Ruvo,  ha voluto contribuire alla riflessione collettiva perché si affermi la cultura della vita. Complimenti al "Gruppo Teatro Libero" che,  con competenza e capacità artistiche  ha saputo rendere ancora più significativa la serata. dello scorso 24 novembre al Teatro Trifiletti di Milazzo. Quando si parla di violenze sulle donne alcuni pensano che si tratti di una divisione inutile della violenza.  Crediamo invece  che la violenza sulle donne abbia una “peculiare” unicità. Femminicidi, stupri e violenze domestiche hanno una caratteristica comune che si fonda sul rapporto tra uomo e donna e che vanno oltre le inclinazioni violente del singolo. E’ e rimarrà una viol

Interessante serata al Main Palace Hotel di Roccalumera per la presentazione del libro “Non è colpa mia” di Concettina Costa

Interessante serata al Main Palace Hotel di Roccalumera per la presentazione del libro “Non è colpa mia” di Concettina Costa Nell’ incantevole cornice del Main Palace Hotel di Roccalumera, si è svolta , venerdì 7 luglio 2023, la presentazione dell’ultimo romanzo “Non è colpa mia”, della scrittrice taorminese Concettina Costa, edito dalla CTL EDITORE LIVORNO. L’evento è stato organizzato dalla TARC, presieduta dalla prof. Melina Scarcella, che ha dialogato empaticamente con l’autrice su alcuni peculiari aspetti del romanzo. Molto interessante e profonda la relazione sul libro da parte della dott.ssa Ariana Talio, persona sensibile e competente, che ha intervistato Concettina Costa su tematiche di estrema attualità. Bravissimo, come sempre, il noto artista messinese Natale Munaò, che oltre ad interpretare alcuni passi del libro, si è occupato degli aspetti tecnici dell’evento. Grande soddisfazione per la presidente della TARC Melina Scarcella, instancabile organizzatrice di eventi socio-