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Prima le persone. La testimonianza di Pietro Bartolo




Prima le persone. La testimonianza di Pietro Bartolo

“Anche io sono stato un naufrago, so cosa significa stare in mezzo al mare per ore e ore aspettando che qualcuno ti venga a salvare. È terribile. Non te lo togli più da dentro”.Pietro Bartolo i protagonista della nostra trasmissione.su Controradio di Firenze o in podcast su Substack. Da questa settimana ci trovate anche su Spotify e Google Podcasts.
racconta qual è la situazione sull’isola e per discutere di cosa dovrebbero fare l’Italia e l’Europa in materia di immigrazione.
Bartolo dal 2019 è eurodeputato dei Socialisti e Democratici, ma per oltre ventisette anni è stato il medico di Lampedusa. Dal 1991 al 2019 si è occupato dell’assistenza medica ai migranti sbarcati sull’isola. Molti lo ricorderanno anche per aver visto “Fuocoammare”, documentario che nel 2016 ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino.
La sua testimonianza è un pugno nello stomaco. E dovrebbe essere ascoltata e riascoltata. Per questo vi chiedo di condividerla il più possibile.
Dopo aver ascoltato Bartolo, mi limito ad alcune considerazioni.
Nessuno di noi può sentirsi con la coscienza a posto, nessuno può dire “non lo sapevo”. Questo ci riguarda come semplici cittadini e come istituzioni italiane ed europee. Purtroppo, sia a livello nazionale sia a livello comunitario, ad oggi non abbiamo ancora visto quella svolta che sarebbe necessaria sulle politiche migratorie.

Mi spiego meglio. Si può discutere dei modelli di accoglienza, si può discutere dei rimpatri – di come, quando e perché possono essere fatti – ma non si può assistere inerti alla morte di bambini, donne e uomini nel Mediterraneo. È un delitto imperdonabile nei confronti dell’umanità. Il salvataggio in mare dei naufraghi è un principio morale a cui non possiamo sottrarci.
Italiani senza cittadinanza
L’altra cosa che ancora manca è una legge seria sulla cittadinanza. Ci sono un milione di italiani che attendono di diventare “cittadini” italiani. Non ci sarà svolta di civiltà su questi temi senza una lotta e una mobilitazione che spazzi via che quel sentimento di paura che Salvini è riuscito a diffondere in tutto il Paese. I fenomeni di migrazione sono strutturali, ci sono sempre stati nella storia dell’umanità. Nel 2050 la popolazione africana raddoppierà e l’Europa ne perderà un quinto. Governare questo processo è necessario.
Le donne rifugiate vittime di tratta

Ieri è stata la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Sul Sole 24 Ore un articolo di Valentina Furlanetto ci ricorda che oltre 10 mila donne rifugiate sono vittime di tratta. Vi consiglio di leggerlo. Nell’articolo, Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR per il sud Europa, dice:

Le donne richiedenti asilo e rifugiate sono a grandissimo rischio di violenza di genere. Quando arrivano spesso hanno già subito una catena di abusi e sfruttamento. Il rischio più grande è l’uscita dai percorsi di istruzione per diventare spose bambine. Spesso vengono anche vendute. Sono state più di 10 mila negli ultimi due anni le donne che le Commissioni territoriali per l’asilo hanno classificato come vittime di tratta, con un trend di crescita. La tipologia di sfruttamento nel 90 per cento dei casi è sessuale, ma c’è anche lo sfruttamento lavorativo.
Quando penso che noi finanziamo gli aguzzini della guardia costiera libica per riportare le immigrate nei lager a subire altre violenze, la responsabilità, almeno su questo, è immediata, atroce e certa: è la politica dei nostri governi nazionali che lo ha deciso. E non da ora.
Per questa settimana è tutto. Ci sentiamo il prossimo giovedì su Controradio di Firenze o in podcast su Substack. Da questa settimana ci trovate anche su Spotify e Google Podcasts.



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