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Milazzo - Politica: nasce il nuovo partito dei cattolici , ma non è una nuova Dc. le cinque ‘W’ del nuovo partito dei cattolici italiani, Tra i firmatari il nostro concittadino , Dott Andrea Nastasi.


Milazzo - Politica

Nasce il nuovo partito dei cattolici , ma non è una nuova Dc. le cinque ‘W’ del nuovo partito dei cattolici italiani, Tra i firmatari il nostro concittadino , Dott Andrea Nastasi.                                          Il baricentro della nuova formazione, e il suo obiettivo, è la costruzione di una organizzazione politica che rappresenti le istanze di credenti e non credenti che si rifanno da un lato alla Costituzione e dall’altro alla Dottrina sociale della Chiesa. Intorno al Manifesto, a gruppi e associazioni cattoliche di tutta l'Italia si ritroveranno per l'ufficializzazione di un nuovo e vero e proprio partito. I promotori ribadiscono che non si tratta di un partito ‘cattolico’ perché sarà aperto invece a tutti coloro che si rendono conto della necessità di avviare una trasformazione del Paese
Come primo obiettivo il partito cattolico punta alle prossime elezioni regionali , grazie a un collegamento nazionale delle centinaia di liste civiche e realtà associative di ispirazione cattoliche già diffuse, capillarmente, su tutto il territorio italiano. La diffusione del manifesto del partito, nasce con l’idea di essere autonomo dalle forze politiche esistenti proprio per attirare quella fetta di elettorato “che non condivide le idee sovraniste della destra italiana, ma che non si riconosce con una sinistra che sembra aver preso le distanze dal tessuto sociale e dal mondo del lavoro”.  La direzione di marcia,
"Antagonisti della destra, alternativi alla sinistra”  proprio perché, all’interno delle tre anime del nuovo partito, compaiono membri di spicco di Cei e Santa Sede, è evidente che la Chiesa abbia dato una sua benedizione al nuovo partito. Del resto, alla fine dell’anno scorso, era stato proprio il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, a lanciare l’idea di formare una nuova forza in Italia per dare ai valori cattolici più peso politico. Nessuna velleità di rifare una nuova Dc”, l’urgenza di partire con il varo del partito e di uscire dalla pura speculazione teorica, è data da due considerazioni molto politiche: il crescente consenso per le posizioni di Salvini e della Lega, che ormai dilagano anche tra i cattolici, e l’allontanamento del centrosinistra dalle realtà sociali e dal mondo del lavoro.  
I  punti del Manifesto: per un ‘neoumanesimo’ cristiano , c’è il lavoro “per tutti, da considerare quale primo obiettivo politico”; “lo sviluppo equilibrato e sostenibile e la lotta al degrado ambientale”; la famiglia, con il “riconoscimento della Persona, della sua dignità in tutti gli stadi della vita, dal momento del concepimento fino alla sua conclusione naturale, e della famiglia che resta il primo insostituibile nucleo umano e sociale”; la Giustizia sociale”.

Entra nei programmi del nuovo soggetto politico , il contributo  di idee anche di un nostro concittadino , Dott Andrea Nastasi , che ha posto ,attraverso una notà l'attenzione  sulla “ Questione Meridionale e la costituzione della Macroregione e le Infrastrutture “
Questo il testo:
Cari amici del Manifesto del Nascente Partito “ Politica Insieme “Anch’io mi propongo di dare il mio apporto al dibattito ,fra i componenti della IV Commissione di cui faccio parte, che precede la stipula del Manifesto programmatico del nostro nascente Partito.

Con questo intendo riprendere la “ Questione Meridionale” con tutte le sue sfaccettature , per una questione di Giustizia perequativa e un effettivo riequilibrio delle condizioni economiche e sociali.

Si è privato il Mezzogiorno d’Italia dei necessari interventi strutturali, per rendere più competitivo l’ambiente e favorire gli investimenti privati . Al contempo, è partita una forte spinta all’assistenzialismo pubblico verso l’imprenditoria privata del Nord facendoci perdere , ad uno ad uno, tutti i primati industriali globali nazionali , per favorire, infine, l’allargamento di quella vasta area grigia dove si smarrisce la virtù dell’impresa e si mescolano i peggiori impulsi clientelari, a volte, perfino, in contiguità con gli interessi della criminalità organizzata.

Questi imprenditori non si sono preoccupati di garantire la crescita in quei territori del sud e di integrare le loro forze con quelle meridionali per raggiungere un minimo dimensionale di uguaglianza infrastrutturale ed industriale a livello nazionale.

E’ saltata la “ Questione Meridionale “ ipotizzata già dai Padri della Costituzione della Repubblica ed oggi il Meridione affoga nella crisi più profonda , con le sacche di povertà nera, nella carenza dei Servizi essenziali ed infrastrutturali , che impediscono qualsiasi possibilità e forma di crescita del Sud.

Oggi il Meridione si ribella a questo stato di cose e chiede di avere il diritto al riscatto , invocando giustizia e solidarietà.

Ecco,in sintesi, come io pongo la “ Questione Meridionale “ :


Calato il silenzio sulla Questione Meridionale , oggi sarebbe stato un dato positivo se questo tacere fosse legato alla consapevolezza dei nostri governi che l’ Italia non ha bisogno di una “ Questione Meridionale “ , ma di una “ Questione Paese “ . Non è stato finora compreso adeguatamente invece, che l’ Italia cresce se cresce tutta assieme ! Il Paese potrà superare la crisi se Nord e Sud guarderanno al futuro nella stessa direzione .

L’ intento non deve essere solo di tenere viva l’ attenzione dell’opinione pubblica sul Sud ma , soprattutto ,di contribuire ad operare una svolta culturale per cui gli interventi nel Mezzogiorno non risultino una rivendicazione sterile e territoriale, ma la realizzazione di un grande piano programmatico del Governo Nazionale per lo sviluppo del Paese intero.

La realtà sotto i nostri occhi non consente di temporeggiare ancora: i giovani laureati scappano dal Sud, il divario con il Nord è sempre più pesante, le Istituzioni sono incapaci di far uscire l’Italia dalla crisi ed in Sicilia le cose vanno ancora peggio. A cinquantanni dalla nascita delle Regioni, queste debbono cambiare, non hanno assolto ai compiti istituzionali assegnati ed i territori sono troppo piccoli per competere.

Oggi, c’è una grande opportunità da cogliere per cercare di fermare il declino del Meridione e, soprattutto, dell’ Isola : si chiama costituzione della Macroregione , organismo riconosciuto dall’ Unione Europea e di cui esistono esempi sulla cui falsariga operare e possono diventare fondamentali per realizzare grandi progetti condivisi, come i collegamenti stabili tra Europa – Sicilia – Africa ( l’ Algeria ed il Marocco stanno realizzando l’alta velocità,, la Spagna ed il Marocco stanno progettando il tunnel , l’Afrotunnel di Gibilterra ), come far diventare più efficienti e competitivi i nostri territori, costruire la pace,ridurre i flussi migratori, spostare il baricentro verso Sud , anche perché è andata via dalla UE l’Inghilterra, attrarre i traffici che giungono nel Mediterraneo, visto l’ampliamento del Canale di Suez e gli accordi con la Cina.

Non è un nuovo potere, non si sostituisce ad alcun Ente, non toglie poltrone a chi le occupa, semmai costituisce una iniziativa , che, come è stato fatto al Nord, può rappresentare un percorso per dialogare direttamente con l’ Europa, concentrarsi su obbiettivi, sveltire passaggi operativi , immediata concretezza ad alcuni progetti fondamentali per lo sviluppo.

Ecco un quadro completo dei motivi alla base della costituzione della Macroregione europea del Meditterraneo centro - occidentale- MMCO- , che si propone come entità nuova per costituire un organismo agile ed efficiente , interlocutore diretto con l’ UE ed incentrato sulla realizzazione di obiettivi progettuali precisi , così da rompere l’isolamento che , finora, ha caratterizzato l’operato delle Regioni Meridionali. C’è , adesso, l’opportunità di attingere a risorse europee aggiuntive, ma, in sede di Conferenza Stato – Regioni, non risulta sia emersa, in tutta la sua portata, questa nuova carta da giocare sul tavolo europeo. Si tratta di rivolgersi direttamente ai vertici delle Istituzioni regionali per concordare i passaggi essenziali da compiere e coinvolgere il Governo Italiano come adempimento propedeutico al successivo approdo in sede di Commissione UE.

In una situazione ormai collassata, il riscatto del Mezzogiorno è la grande speranza, il futuro dei giovani. Non si può temporeggiare ancora, data la drammaticità dei dati economici emersi.

In una fase storica in cui forte è l’incertezza per l’assetto geopolitico del Mediterraneo, a causa della crisi libica, potrà sembrare pretensioso affermare che è , per prima, la Sicilia che deve recuperare la sua centralità nel Mare Nostrum, ma, a ben vedere , non si può non attribuire , a livello geopolitico ed economico all’ intero arcipelago siciliano un ruolo centrale e fondamentale nel processo di integrazione tra le genti segnati dall’ identità Mediterranea.

Infatti la Sicilia , rappresentata come un Continente “ in miniatura “ , assume tale definizione anche prescindendo da considerazioni di carattere storico- culturale e trova riscontro nella straordinaria varietà geologica, di clima e di rilievi come la più grande isola del Mediterraneo. Parte costitutiva del Mezzogiorno d’ Italia, periferizzata da una Europa costituita sull’ asse franco- renano, la Sicilia è , in realtà , caratterizzata da una intrinseca centralità geografica , che ne ha fatto , nel corso dei secoli terra di conquista in chiave di subalternità e sfruttamento.

La Sicilia , collocata tra lo stretto di Gibilterra ed il Canale di Suez è parte integrante sia dell’ Europa che dell’ Africa, appartenendo prevalentemente alla prima dal punto di vista geografico ed alla seconda dal punto di vista geologico. La sua posizione al centro del Mediterraneo, bacino sul quale, almeno fino alla scoperta dell’ America, si affacciavano le principali civiltà del mondo allora conosciuto, spiega anche il ruolo di primo piano svolto dai siciliani nelle elites delle popolazioni che nei secoli l’hanno dominata.

Si analizzi la funzione secolare del mediterraneo come via di comunicazione globale, che , passando per il Canale di Suez consente un flusso incessante di merci, persone e capitali dalla Cina e dall’ India fino in Europa.

Da qui nasce l’importanza della Sicilia che di tale nucleo ne costituisce il crocevia , purtroppo in questa fase , bypassato.

D’altronde, come testimonia la costante crescita della presenza militare nel Mediterraneo da parte non soltanto degli Stati Uniti , ma anche, della Russia e , in misura minore , della Cina, la Sicilia avrebbe le carte in regola per giocare un ruolo primario nella ridefinizione degli equilibri economici , negli scambi globali di questa parte del pianeta.

Ecco perché la politica nazionale,deve essere in grado di superare il piccolo cabotaggio e sprovincializzarsi ,deve compiere un grande investimento in Sicilia, perché facendo di essa la piattaforma dell’incontro euro-africano ne potrebbe trarre grandi benefici economici.

A questo punto, però, deve essere la classe dirigente siciliana che deve cambiare profondamente il proprio agire , evitando di ripetere l’errore di utilizzare un canone interpretativo di una storia immemoriale e dipendente, di una Sicilia chiusa in se stessa nel momento in cui il Mediterraneo, da espressione geografica , in una prospettiva di pacificazione , può costituire la nuova dimensione di area di confine euro-unitaria con i paesi magrebini, mediorientali e balcanici e la nostra isola , di conseguenza, divenire una regione di frontiera europea, ponte di comunicazione, luogo di incontri e centro di iniziative all’interno una area geopolitica , comprendente decine di popoli e di Stati, centinaia di milioni di uomini e donne ed interessi economici,politici e culturali di portata decisiva non solo per l’Europa ma per il mondo intero. Ed in questo quadro , la prospettiva della Macroregione del Mediterraneo è, certamente la chiave di volta per assumere la possibile ed auspicata centralità.

Ma, ancora, per completare il processo di rilancio e rinnovamento del Meridione , bisogna avviare il grande progetto di ammodernamento del sistema ferroviario con il completamento della AV da Salerno fino a Reggio Calabria , compresa la diramazione verso la Puglia. Senza tralasciare la continuità territoriale tra la Calabria e la Sicilia per proseguire con l’ AV lungo i tre versanti siciliani Messina-Palermo, Messina - Catania, Palermo –Catania, per finire con l’ammodernamento dell’intero sistema autostradale siciliano.

E ,pertanto , bisogna introdurre il concetto di sistema di trasporto pubblico locale integrato tra mobilità metropolitana e collegamento stabile dello Stretto di Messina.

Osserviamo che nelle città Metropolitane di Messina e di Reggio Calabria è necessario ridurre drasticamente la congestione del traffico statale privato. I documenti economici finanziari del 2016 e 2017 prevedono per le due città il potenziamento delle linee ferroviarie, metropolitane e tranviarie esistenti e l’estensione della rete di trasporto rapido di massa per le quali devono essere predisposti appositi progetti di fattibilità, con l’obiettivo di fare raggiungere al trasporto pubblico la quota del 40% entro il 2030 , partendo dal’attuale 8%. Inoltre nel DEF 2017 è previsto, tra gli interventi prioritari ferroviari, il completamento della direttrice Napoli- Palermo appartenente al corridoio europeo Scandinavo-Mediterraneo. Tra le opere da realizzare lungo tale direttrice c’è la predisposizione del Progetto di fattibilità finalizzato a verificare le possibili opzioni di attraversamento ,sia stabili che non stabili, dello Stretto di Messina. Il coordinamento di tali progetti può consentire la realizzazione di un sistema di trasporto pubblico locale integrato tra mobilità metropolitana e collegamento stabile dello Stretto, in grado di integrare tra di loro le due città Metropolitane, creando nuove condizioni economiche e di vita, elevandone la qualità e aumentando le opportunità di sviluppo dell’intera area.

Tutto ciò deriva dal fatto che l’ Area Metropolitana dello Stretto , oggi, conta circa 885.000 abitanti ed è organizzata in due città metropolitane, Messina e Reggio Calabria, collegate da servizi marittimi. Tra I tanti problemi che affliggono l’ area dello Stretto quello dei trasporti è uno dei più gravi.

Infatti la città di Messina risulta al terzo posto a livello nazionale, dopo Palermo e Roma per la congestione del traffico stradale, mentre la città di Reggio Calabria è al quinto posto a livello nazionale. Ciò dipende non solo dalle code dei mezzi in attesa di imbarcarsi verso il continente e dal traffico promiscuo tra residenti e non , ma , soprattutto, dalle carenze del sistema di trasporto pubblico locale e dalla necessità di muoversi tramite mezzi stradali utilizzando una viabilità non idonea a supportare efficacemente l’ attuale traffico su gomma.

Le città dello Stretto , come tutte le città metropolitane, hanno tra i loro obietivi la riduzione del trasporto privato su gomma e l’eliminazione del traffico pesante dall’area urbana; inoltre hanno la necessità di eliminare i servizi di traghettamento in modo da ridurre i tempi e costi di trasporto. Quest’ultimo obiettivo potrà essere raggiunto solo dopo che sarà realizzato un efficace collegamento stabile stradale e ferroviario tra la costa calabrese e quella siciliana a completamento del corridoio europeo Scandinavo- Mediterraneo.

Un investimento così rilevante come quello previsto per la realizzazione di un qualsiasi collegamento stabile ( Ponte o Tunnel che sia) , non può non trovare giustificazione se non si traduce in nuove condizioni economiche e di vita, in particolare delle aree urbane coinvolte.

Sulla base di tali obbiettivi le città metropolitane di Messina e di Reggio Calabria entro il 2030 dovrebbero potenziare drasticamente le loro reti di trasporto pubblico su ferro , compatibilmente con la sostenibilità economica, territoriale, trasportistica e pianificatoria.

Ed ,inoltre, considerato che le grandi opere ferroviarie devono essere realizzate per durare il più possibile nel tempo, non sarà sufficiente adeguare e velocizzare entro il 2030 le linee ferroviarie meridionali esistenti, ma diventa indispensabile progettare e realizzare nuove linee AV/AC con una visione progettuale a lunga scadenza.

Attualmente il servizio di collegamento tra le sponde dello Stretto viene svolto da navi traghetto e da mezzi veloci di proprietà del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e di Compagnie private , con tempi di percorrenza dei servizi viaggiatori variabili secondo gli itinerari.

Il collegamento stabile dello Stretto dovrebbe essere tale da favorire l’integrazione e lo sviluppo dell’area metropolitana, sia in termini di insediamenti che di attività.

In tale contesto i tempi ed i costi del viaggio tra le due città dovrebbero essere determinanti per la scelta della soluzione tra le possibili opzioni di attraversamento.

Se dal punto di vista tecnico le scelte possono essere molteplici, dal punto di vista del raggiungimento dell’ obiettivo sopra accennato le scelte si riducono ad una casistica limitata, considerato che i due schemi di progetto preliminare del Ponte sullo Stretto, il primo approvato con delibera del CIPE n° 66 del 1° Agosto 2003 ed il secondo , che corrisponde a quello utilizzato dal progetto definitivo 2011 , sottoposto positivamente alla procedura di valutazione di impatto ambientale avviata in data 08/09/2011 non è stato mai approvato dal CIPE.

Oggi si prospetta un terzo schema di progetto, che dovrebbe prevedere la realizzazione di un tunnel subalveo , opportunamente progettato e con un tracciato molto più conveniente in modo da collegare le due sponde al centro delle due città, Messina e Reggio Calabria.

Comunque di questo aspetto se ne deve occupare una apposita Commissione di Esperti , cui spetta il compito di fare una analisi dettagliata dei costi e dei benefici , per scegliere la migliore e più vantaggiosa soluzione possibile.

Oggi, considerato che assicurare la continuità territoriale con l’attraversamento stradale dello Stretto di Messina costituisce la madre di tutte le infrastrutture da cui si può avviare il rilancio di tutto il Meridione, le popolazioni del Sud Italia confidano nell’impegno del Governo Centrale e dei Governi della Sicilia e della Calabria, affinchè si impegnino , ciascuno per le proprie competenze, a rendere tale Infrastruttura una concreta realtà entro tempi ragionevoli.

Andrea Nastasi






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