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Presentato al Parco Archeologico di Giardini Naxos il libro “La forza del dolore “,storia scritta dall’autrice Concettina Costa nel (Ctl Edizioni )


Ieri sera, al Parco Archeologico di Giardini Naxos, un incontro entusiasmante con tutti gli amici che hanno sfidato il maltempo, per non mancare all’appuntamento con la presentazione del libro “La forza del dolore “, protagonista della commovente storia scritta dall’autrice Concettina Costa nel libro La forza del dolore (Ctl Edizioni – Libeccio, anno di pubblicazione 2020, , prefazione a cura della Professoressa Maria Concetta Calabrese).

"La forza del dolore" prende spunto da una storia vera, una delle tante storie vere raccontate all'autrice da alcune giovani africane, conosciute nel corso della sua attività professionale, ma i fatti, le situazioni descritte ed anche il finale dell'opera sono interamente inventati dalla scrittrice.








Da sempre l’essere umano, da quando cammina su questa Terra, si sposta. Per trovare terre più fertili in cui stanziarsi, pascoli più ricchi per i propri animali o zone più sicure in cui creare villaggi e città. L’uomo emigra, si sposta per cercare luoghi in cui vivere meglio, per curiosità, per conoscere. Da sempre lo fa e continua a farlo tuttora: qualcuno per diletto, prendendo un aereo per conoscere paesaggi e culture esotiche, qualcun altro per necessità fuggendo da guerre o carestie o per migliorare le proprie condizioni di vita, raggiungere parenti emigrati precedentemente.

Una storia come quella capitata a tanti altri disperati che hanno sofferto, sopportato l’indicibile e lottato con la giusta speranza in una vita migliore.
La narrazione, anche perché scritta in prima persona – è, infatti, la protagonista a parlare – risulta subito densa e coinvolgente, e quell’iniziale atteggiamento di “distanza” del lettore lascia subito il posto alla partecipazione emotiva di Fiona.
Si soffre, si piange, si cammina con lei durante tutto il percorso nelle sue tante esperienze che la vedono prima come migrante in viaggio su di una vecchia imbarcazione dove tutti sono ammassati senza cibo né acqua tra urla, morte e disperazione; poi come miracolata in salvo sull’isola di Lampedusa al Centro di Prima Accoglienza, come assistente volontaria, infine nell’istituto femminile di suore e nel percorso di studi per divenire infermiera. È impossibile non avvertire sulla propria pelle le emozioni che travolgono la protagonista: paura, angoscia, smarrimento, ma anche gioia per la nascita della sua bambina e speranza per il futuro. Spesso, invece, si guarda all’immigrazione come ad un fenomeno lontano da noi, quasi non ci appartenesse. Osserviamo le immagini dei barconi stracolmi di gente che passano i telegiornali o leggiamo le notizie degli sbarchi in Sicilia sui quotidiani, quasi assuefatti a questa realtà, divenuta ormai una consuetudine, tanto da non destare più alcuno scalpore.
Ci si sente salvi, risparmiati da quell’ingrato destino che con ferocia si è accanito sull’esistenza di altri. E noi, quelli fortunati, ci sentiamo grati che tale tragica realtà non ci abbia riguardato in prima persona… almeno per il momento…
Ed è proprio questo il punto: non sappiamo mai cosa la vita ci riservi, e un giorno potremmo trovarci anche noi dalla parte “sfortunata”. È necessario quindi avere una visione più ampia, comprendere che il fatto di trovarsi dall’una o dall’altra parte sia semplicemente una pura casualità e che comunque, al di là della parte in cui veniamo a trovarci possiamo, se accoglienti e comprensivi, esserci utili reciprocamente.
Gli altri siamo noi, che affrontando temi come il razzismo e la difficile integrazione degli extracomunitari in Italia
Siamo tutti figli di una stessa “marea”. Solo avendo un cuore amorevole e compassionevole, scevro da pregiudizi, potremo guardare e vivere il fenomeno dell’immigrazione come qualcosa che riguarda tutti e che appartenendo a tutti può essere gestito in maniera positiva, scoprendo le infinite possibilità e ricchezze che dall’integrazione e dalla collaborazione possono derivare. Quel cuore amorevole e compassionevole Fiona lo trova prima nello sguardo e nei gesti della dottoressa Marica, che le ricorda sua madre, e che le insegna che il dolore le donne non lo temono ma lo custodiscono per mutarlo in forza rendendosi utili agli altri; poi in quelli del professor Walter e in fine in quelli inizialmente reticenti di Suor Ines che impara a sue spese quanto importante sia guardare a ciò che è diverso non come un intruso, un problema da mettere a tacere, bensì come un valore, una risorsa, una vita che, inaspettatamente, può salvare un’altra vita. Un libro che fa riflettere sulla solidarietà, sull’amore, su quei valori cristiani, etici, civili e morali dai quali non si può prescindere per una sana e proficua convivenza; quei valori che il più grande Maestro di tutti i tempi predicava: «“… Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.” Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?” Rispondendo, il re dirà loro: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (Matteo 25,35-44) “…Non maltratterai lo straniero e non l’opprimerai, perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto”». (Es 22,21). Sono questi alcuni dei più nobili insegnamenti che Gesù Cristo ci ha lasciato attraverso il Vangelo. Via quindi ogni tipo di preconcetto, pregiudizio scaturito nei confronti di chi ha usi, costumi, tradizioni e religioni diverse. Ed è la stessa protagonista del libro La forza del dolore ad un certo punto a sentirsi parte integrante della società che l’ha accolta – nella quale ha anche trovato persone amorevoli – non solo scoprendosi utile nel salvare altre vite umane ma anche accostandosi alla parola di Dio attraverso il Vangelo. Fiona pensa: «Io sono Mussulmana ma credo che Dio sia uno solo… Torno più volte in chiesa, solo per contemplare quel Gesù crocifisso. Mi piace farlo e comincio a provare un’infinita pena per le sofferenze che ha patito durante la crocifissione. È tutto così strano! Come può un uomo buono, uno che predica amore, che si pronuncia contro la guerra, che accoglie i diseredati, essere condannato a morte per empietà? Eppure, è successo. La sua storia è in fondo la storia delle persone giuste, che proprio per questo fanno paura in un mondo pervaso d’immoralità e di interessi politici. Se un impero si è scomodato per puntare la sua attenzione su un uomo così apparentemente innocuo, vuol dire che Gesù fu davvero “rivoluzionario”, un rischio per la stabilità politica e sociale di un popolo che riconosceva altri valori rispetto a quelli della pace e della tolleranza da lui predicati. Percepisco Gesù come un essere meraviglioso, ma questa sua peculiarità è segno della sua divinità. Uno come lui non può che essere Figlio di Dio. Non c’è niente di più bello di un Dio umano, di un Dio che vive come noi, che sente come noi, che prova la gioia e il dolore, proprio come noi. Solo un Dio umano può capirci nel profondo, entrare nei meandri più reconditi del pensiero e del cuore. D’impulso decido di leggere il Vangelo e mi si apre un mondo del tutto nuovo.» La forza del dolore, romanzo d’esordio di Concettina Costa nato da una storia quasi del tutto vera, raccontata all’autrice da giovani africane, è la storia di una donna che è riuscita a riscattarsi nonostante le mille difficoltà con la determinazione e l’amore. È un esempio che infonde speranza «a coloro che ancora non ce l’hanno fatta, ma che resistono, trovando in se stessi la forza per andare avanti». È un racconto che scuote e ci insegna che tutti abbiamo gli stessi diritti, che possiamo aspirare ad una vita migliore. È una storia che ci incoraggia a perseguire il bene e la pace per la creazione di una società più a misura d’uomo nella quale vivere in amorevole sintonia. La forza dell’amore, una lezione di vita; un’opera letteraria che tutti dovrebbero leggere lasciando che il cuore si apra alle infinite possibilità che l’amore può promanare.
Emozioni indescrivibili e gratificazione nel percepire partecipazione e interesse verso le riflessioni scaturite nel corso della serata da un attento pubblico e con due testimoni competenti professioniste, Maria Concetta Calabrese e Marilina Giaquinta, nonché splendide donne.


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