Domenica 25 Febbraio, a partire dalle 18.30, ai piedi di uno dei capolavori di Antonello Gagini e cioè la Madonna della Neve collocata sull’altare maggiore del Santuario Vescovile, si terrà un convegno sul “Rinascimento di Antonello Gagini”, focus sulla vicenda artistica del grande scultore palermitano, protagonista del rinascimento meridionale e non solo. Dopo i saluti istituzionali, interverranno Libero Rappazzo ,che contestualizzerà la commissione della statua, occupandosi di delineare la situazione economica e sociale di Santa Lucia nei primi decenni del Cinquecento;
dopo sarà la volta di Alessandra Migliorato, Storico dell'Arte- Dipartimento Regionale Beni Culturali e I. S., la quale partirà analizzando il rapporto fra Gagini e Antonello da Messina e concluderà parlando delle due statue di Santa Lucia del Mela, la Madonna della Neve e il Sant’Antonio da Padova oggi al Museo di Messina.
Infine, Andrea Italiano, si ritaglierà uno spazio per fare una carrellata delle altre opere del Gagini nei dintorni, da Rometta fino ai Nebrodi.
RINASCIMENTO E MANIERISMO IN SICILIA
Queste due correnti, tipicamente italiane in origine, non sono di grande impatto dai sovrani spagnoli , il rinascimento entra in Sicilia grazie all'arrivo di artisti formati dai grandi maestri toscani.
Scultura - Nella seconda metà del XV sec., la scultura viene a sua volta completamente rinnovata grazie a vari artisti italiani, tra cui Francesco Laurana e Domenico Gagini.
Francesco Laurana, scultore ed incisore italiano, trascorre cinque anni in Sicilia (dal 1466 al 1471) dove realizza alcune opere, come la cappella Mastrantonio in San Francesco d'Assisi a Palermo e il busto di Eleonora D'Aragona a Palazzo Abatellis (Palermo). Si possono ammirare le sue Madonne con Bambino, dipinte in quel periodo, nella chiesa del Crocifisso a Noto, in quella dell'Immacolata a Palazzolo Acreide e al museo di Messina.
Domenico Gagini, nato da una famiglia di architetti e scultori italiani oniginari della regione dei laghi, si trasferisce definitivamente in Sicilia dove esercita la sua arte insieme al figlio Antonello, nato a Palermo nel 1478.
E' in questa città che aprono una florida bottega. Le loro opere, che riflettono la predilezione dell'epoca per forme eleganti e ricercate, vengono realizzate in marmo di Carrara e non più in tufo calcareo. La tecnica di Domenico Gagini viene poi ripresa nel campo della scultura dai suoi discendenti, di cui dieci godono di fama fino alla metà del XVII sec., sia in campo scultoreo (soprattutto opere in stucco) che in oreficeria. Numerose chiese siciliane conservano tuttora alcune splendide statue di madonne e di sante realizzate dai Gagini, benchè l'abbondante produzione abbia talvolta portato alla realizzazione di opere ripetitive e di scarso valore.
Il manierismo in scultura appare in Sicilia nel XVI sec. grazie alla presenza di artisti quali Angelo Montorsoli (1505-1563) che, venuto da Firenze, è uno dei primi a raggiungere l'isola stabilendosi a Messina dal 1547 al 1557. La sua collaborazione con Michelangelo a Roma e a Firenze, permette a quest'architetto e scultore di talento di acquisire una certa notorietà per aver dato origine al passaggio dallo stile rinascimentale a quello del manierismo "michelangiolesco". Nel 1550, egli esegue dodici altari marmorei destinati alle navate laterali del Duomo di Messina, in parte distrutti dal terremoto del 1908 e ricostruiti negli anni successivi. Tra le opere ancora intatte, la Fontana di Onione (1547-1550) a Messina costituisce uno dei massimi capolavori del XVI sec. il fiorentino Camillo Camilliani riprende i lavori di una fontana iniziata dal fratello Francesco per la villa fiorentina di Don Pedro di Toledo, che viene poi venduta alla città di Palermo nel 1573.
Nella città dello Stretto, con le ricchezze provenienti dall’avviatissimo porto commerciale, architetture e sculture ad esse collegate, si aprirono numerose botteghe artigiane. Tra gli scultori che lavorarono a Messina, citiamo: Giorgio da Milano, Andrea Mancino, Bernardino Nobile e il toscano Giovan Battista Mazzolo. Tta gli scultori locali vi fu il messinese Antonio Freri, mentre, dal 1498 al 1507, come dicevamo lavorò a Messina anche Antonello Gagini, figlio di Domenico. Pur nella permanenza dei riferimenti medievali, l’opera dei marmorari lombardi e toscani portò l’aria nuova del classicismo rinascimentale. Il grande lavoro sviluppato nel corso del XV secolo, è stato in gran parte cancellato dai terremoti che si susseguirono. Alcune vestigia del periodo, però, sono rimaste all’ammirazione del pubblico, vero tesoro dell’arte cinquecentesca nell’area.
Tra le rarità ancora presenti nella zona: i portali cinquecenteschi della chiesa madre di Santa Lucia del Mela (risalenti alla fine del XV secolo), che viene attribuito a Gabriele di Battista, ed il portale laterale presente nella chiesa madre di Mistretta, (del 1494), attribuito a Giorgio da Milano.
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