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Continua la mobilitazione del #pdmessina sulla questione dell' #acquapubblica.



Partito Democratico - Federazione Provinciale Messina
Continua la mobilitazione del #pdmessina sulla questione dell' #acquapubblica.
L'iniziativa di #estatemilitante di Villafranca Tirrena ha evidenziato i rischi della privatizzazione dopo il lungo percorso compiuto attraverso i referendum e la legge di iniziativa popolare come ha ricordato Antonella Leto del Forum Siciliano Acqua e Beni Comuni
Il duro atto d’accusa del “Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua e i Beni Comuni”, contro le scelte del governo regionale che stà portando avanti
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Nel silenzio dei più , privatizzare l’Acqua Bene Comune. Una scelta calata dall’alto, ad analizzare la precipitosa cronologia degli eventi, che attraverso atti formali fotocopia nelle diverse provincie siciliane, scardina i principi fondamentali della legge regionale 19/2015 vigente e calpesta la volontà Popolare e dei Consigli comunali che si era espressa per la gestione interamente pubblica del Servizio Idrico Integrato”.
“Non possiamo non stigmatizzare la decisione dei sindaci che dopo avere promosso la legge 19/15 che dichiara l’acqua un diritto umano inalienabile, sancisce all’art.1 che l’acqua è un “bene comune pubblico non assoggettabile a finalità lucrative”, all’art.2 che “la legge si prefigge l’obiettivo di definire i principi per la tutela, il governo pubblico e partecipativo della gestione delle acque… e disciplina altresì funzioni e compiti per il governo pubblico del ciclo integrato dell’acqua”, all’art.4 comma 1 afferma che “la gestione del SII è realizzata senza finalità lucrative”, avere modificato i propri statuti dichiarando l’Acqua Bene Comune non mercificabile, avere modificato l’art. 2, comma 2, dello statuto dell’ATI come segue: “L’ATI di Siracusa privilegia la gestione esclusivamente pubblica del Servizio Idrico Integrato..”, il 27 dicembre 2022 con delibera n. 13 formulano un atto di indirizzo per la società mista”.





“Una indicazione, quella di privatizzare, che, come ci è stato riferito, viene dal Governo regionale e come parrebbe leggendo tra le righe delle Delibere Commissariali e dell’ATI, da quello nazionale, che ha fornito supporto amministrativo e legislativo alla privatizzazione dell’Acqua in Sicilia a cui i sindaci non hanno saputo o voluto resistere.
Inquietante la successione degli atti:
• il 30 dicembre 2022 viene pubblicato in gazzetta il D.L. 201 sul riordino della disciplina sui servizi pubblici, (che non impedisce la gestione interamente pubblica ma pone dei paletti sulla motivazione preventiva della convenienza della scelta).
• il 4 gennaio 2023 il Presidente della Regione Siciliana nomina il Commissario ad acta;
• Il 1° febbraio il Commissario con Delibera n. 1 modifica lo statuto dell’ATI ricomprendendo la possibilità di privatizzare;
• il 17 febbraio il Commissario con Delibera n. 2 sceglie l’affidamento del SII a una società mista.

Il 2 marzo il Commissario si presenta all’Assemblea dell’ATI chiedendo una sostanziale presa d’atto delle scelte già effettuate che in sostanza riguardano la necessità di utilizzare le quote una tantum previste e richieste dal 2022 per la costituzione della Società di gestione, per tutte le attività propedeutiche alla nascita della Società mista e all’affidamento del servizio, della definizione della somma complessiva di 1.020.000 euro che i comuni dovranno versare per acquisire il 51% del capitale della costituenda Società, l’informazione della possibilità di trasferire parte dell’attivo del Consorzio ATO all’ATI, in attesa della definitiva liquidazione, affinché l’ATI possa finanziare ciascun comune che ne chiedesse l’intervento con una previsione di restituzione dilazionata nel tempo”.

“Per quanto riguarda invece il 7° e 8° punto all’O.d.g. riguardanti la condivisione della bozza di statuto della società mista, dei patti parasociali, del regolamento disciplinante il controllo congiunto tra i comuni della società affidataria del servizio, della relazione ex art. 14 L. 201/2022, interviene il Segretario verbalizzante “per fare presente che (i punti) erano stati inseriti in previsione della consegna degli elaborati da parte del supporto ministeriale, ma che ciò non è avvenuto in tempo” (verbale deliberazione assemblea) così tradendo l’origine degli atti, successivamente approvati dal Commissario con Delibere numeri 3,4,5, che oggi i Consigli comunali sono chiamati ad approvare, pena il commissariamento.

Senza voler sottolineare che i poteri sostitutivi potevano essere utilizzati in minor tempo e dispendio economico per dare seguito alla decisione di una gestione interamente pubblica in ossequio alla volontà Popolare espressa con i Referendum del 2011 a larghissima maggioranza, (2.123.492 voti dei siciliani 97,9% di SI per l’Acqua Pubblica), il fatto che la Convenzione per il trasferimento a titolo di anticipazione della somma di 2 milioni di euro dal Consorzio ATO Idrico 8, (in liquidazione dal 2013) all’Assemblea Territoriale Idrica di Siracusa è condizionato alla privatizzazione del SII, quello che vorremmo ricordare agli Amministratori del siracusano ed ai cittadini tutti è che nessun privato gestisce per beneficenza ma per fare profitto, come dimostrato dalle proiezioni economiche del PEF (Piano Economico Finanziario) che i Consigli comunali sono chiamati ad approvare con conseguente aumento esponenziale delle tariffe. Stupisce che in un territorio già martoriato dalla mala e illegittima gestione di Sai 8 si ricada nella privatizzazione del Bene Comune primario in sfregio alla legge regionale vigente e alla Democrazia”.

Nelle parole di Calogero Lenza parlamentare regionale, l'impegno del PD a continuare la battaglia in tutte le sedi e con tutti gli strumenti, anche iniziative legali da affiancare a quelle politiche.
L'appello alle comunità locali di rimettersi al servizio delle comunità di riferimento anziché ai disegni di espropriazione del Bene Comune primario, nel rispetto della legge vigente che essi stessi hanno promosso, di rifiutarsi di approvare lo statuto della spa mista e gli atti connessi, di ricorrere in ogni sede contro una decisione che condannerà le comunità a condividere gli esosi costi di un servizio i cui profitti saranno invece appannaggio dei soci privati”.




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